PELLEGRINAGGIO NAZIONALE A LOURDES: 26/9 – 5/10

EMOZIONI DEL PELLEGRINAGGIO NAZIONALE: LA MIA ESPERIENZA CON L’ “EQUIPE” 

Il Pellegrinaggio Nazionale? Non ci andrò mai…troppa gente…troppa confusione…

E’ il 26 settembre, sono quasi le quattro del mattino e,vicino a Genova, sto salendo sul pullman che sta andando a Lourdes…al Pellegrinaggio Nazionale.

Non conosco nessuno, con qualcuno ho scambiato delle mail, con altri una breve telefonata.

Molti dormono dato che sono in viaggio  da tante ore, Federica mi accoglie, Fabio mi saluta…inizio ad associare dei volti a dei messaggi.

Qualche mese fa Maurizio Giraudo, il nostro presidente di sezione, mi ha proposto questa esperienza ovvero far parte dell’équipe nazionale UNITALSI. Incuriosito sono andato a cercare su internet…chi sono quelli dell’équipe, cosa fanno? Non ho trovato molte risposte. Ho capito soltanto che devono andare a Lourdes qualche giorno prima dell’arrivo del pellegrinaggio.

Il viaggio continua, tutti  si svegliano, durante le  soste inizio a capire che si tratta di un gruppo composto da uno “zoccolo duro” ben consolidato con lo spirito goliardico, la voglia di stare insieme e di condividere  una bella esperienza.

Un’immagine del viaggio mi rimane impressa:  una ragazza seduta vicino a me che si addormenta con il rosario stretto tra le dita.

L’esperienza vissuta a Lourdes è stata straordinaria. Ogni momento  è stato una sorpresa, ogni attimo è stato importante per conoscere meglio chi avevo al mio fianco e per essere di supporto a qualcuno. Ricordo le risate fatte tutti insieme la sera prima dell’arrivo del pellegrinaggio, ricordo la tensione prima della processione eucaristica,  ricordo la soddisfazione  dopo la  processione aux flambeaux .

Circa trenta persone, tra cui molti giovani, provenienti da regioni diverse, ognuno con la sua realtà , con il suo carattere, con la sua storia, con i propri sogni, con il proprio carisma messo a disposizione del gruppo e di tutti i pellegrini. Così diversi, ma così uniti nello svolgere questo servizio.

Soprattutto ricordo il sorriso e la disponibilità di tutti, la gioia nell’incontrare il prossimo, la delicatezza nell’accogliere i malati ed i disabili, malgrado le poche ore di sonno.

Fabio Bifulco, capo barelliere nazionale, ha scritto:” L’ équipe nazionale è composta da soci dell’Unitalsi scelti in ogni regione d’Italia da ciascun Presidente di Sezione e viene chiamata per accogliere il pellegrinaggio nazionale “gestendolo”  almeno in buona parte. La mia esperienza è stata la nostra esperienza. Una densissima esperienza di condivisione, di gioco, di scherzi e di profonda serietà nello svolgere il “Servizio” cui eravamo stati chiamati, senza mai negarsi, senza mai lamentarsi. Non ho sentito una lamentela per il viaggio in pullman di circa trenta ore ininterrotte; non ho sentito una lamentela quando abbiamo saltato i pasti per l’organizzazione di una funzione; non ho sentito una lamentela quando abbiamo saltato i pasti per l’organizzazione di una funzione; non ho sentito una lamentela quando alcuni di noi hanno sistemato, alle sei del mattino, più di duemila sedie…”

Ho fatto diversi pellegrinaggi e di ognuno mi porto dentro immagini, persone, emozioni  che nessuno cancellerà mai. Ma questo è stato particolare ed a distanza di un mese provo ancora nostalgia… e non nascondo che ho provato qualche difficoltà a riprendere le attività di sempre… mi manca la disponibilità di tutti i membri dell’équipe ad aiutarsi , mi mancano le sedie impilate per 15, mi manca  il rosario alle 11 di sera davanti alla grotta  recitato da 30 voci,  mi mancano gli sguardi ed i sorrisi dei tanti malati incontrati…questi sono i miracoli di Lourdes.

Gianfranco Miroglio

DIECIMILA CANDELE DI SPERANZA

Diecimila candele. Diecimila luci che brillano nella notte.

Sono sull’Esplanade. Con gli altri membri dell’èquipe nazionale ho appena finito di aiutare i nostri amici in carrozzina a sistemarsi. In tutto le persone ammalate e disabili sono circa 1500.

Mi allontano. Ormai tutta la processione aux flambeaux è arrivata sulla grande piazza.

Solo adesso mi rendo conto di quanti siamo. Fino a quel momento ero troppo impegnato per accorgermi di tante cose.

L’impatto visivo è straordinario, ma il coinvolgimento emotivo è impressionante.

Diecimila candele portate da diecimila persone. Tante storie diverse, tante esperienze diverse. Ognuno di loro ha seguito il suo percorso, ha affrontato o sta affrontando un periodo di difficoltà fisica o spirituale. Proveniamo da luoghi diversi, con abitudini e cultura differenti.

Ma in questo momento siamo tutti uniti. Siamo tutti figli. Tutti bisognosi di conforto.

Ritorno sull’Esplanade e mi avvicino alle carrozzine. Incrocio gli sguardi di molti.

Alcuni piangono, altri hanno gli occhi chiusi in un profondo raccoglimento, altri mi donano un sorriso.

Questo sorriso mi conforta e mi consola.

Ma c’è qualcosa che non  torna. Sono venuto a Lourdes per aiutare gli altri, per rendermi utile in qualche modo e sono i malati, i disabili che mi danno forza?

Vado avanti. Incontro un ragazzo in barella. Non può fare nessun movimento senza l’aiuto di qualcuno e parla a fatica. L’ho conosciuto qualche giorno prima in aeroporto. Era circondato dall’amore delle persone che lo accudivano. Io, impotente, assistevo alla scena. Hanno impiegato un quarto d’ora solo per sistemargli le gambe in una posizione che non gli desse fastidio. Malgrado questa fatica dispensava sorrisi e scherzava con i volontari.

Mi avvicino, lui si accorge della mia presenza e mi sorride. Può sembrare assurdo, ma guardando questo ragazzo con la sua famiglia ho una sensazione di grande serenità.

Ora ne ho la certezza!

Sono un grande egoista…vado in pellegrinaggio e sicuramente ricevo molto al confronto di quello che riesco a dare. Vado in pellegrinaggio perché mi fa sentire bene.

Riesco a dare la giusta dimensione ai miei problemi e nelle difficoltà so di non essere solo.

La processione è finita e lentamente questa moltitudine silenziosa si disperde.

Dalla mia posizione osservo l’Esplanade dall’alto. La macchia di luce formata dalle persone con le candele si dissolve, ognuno torna alle sue occupazioni ed alle sue preoccupazioni, consapevole però di avere una Mamma accanto, la Mamma di tutti.

Dopo queste emozioni sento il bisogno di un attimo di raccoglimento, mi siedo ed osservo la Grotta…il tempo passa.

Il tema pastorale di quest’anno è improntato sulla gioia, la gioia della conversione, la gioia del servizio.

Ma il servizio ha bisogno di altro. Ha bisogno della Parola, della preghiera, dell’eucarestia.

Sono le sei di sera e ci avviamo alla Grotta per partecipare alla recita del Santo Rosario. Al nostro arrivo ci dicono che per motivi organizzativi oggi è stato anticipato alle cinque.  Ci sediamo sulla prima panchina davanti alla Grotta ed iniziamo la preghiera. Ben presto una signora seduta di fianco a noi mi chiede se può unirsi con suo marito. In seguito si aggiunge un’altra persona…poi un’altra ancora…alla fine siamo un bel gruppo… Terminiamo il Rosario e il volontario che regola l’afflusso di fedeli alla Grotta mi dice che non potevamo recitarlo a voce alta, ma alla fine anche lui si era unito a noi e quindi ci aveva lasciato fare.

Durante lo svolgimento del servizio la preghiera, il raccoglimento, la Santa Messa, l’Eucarestia sono momenti indispensabili, anzi il servizio  è  una  conseguenza della Parola di Dio.

Il pellegrinaggio non finisce una volta tornati a casa. Tutti siamo dei pellegrini nella nostra vita. Tutti attraversiamo i deserti dell’esistenza. Tutti siamo alla ricerca della verità. Non so se Lourdes mi ha lasciato più certezze o dubbi. Però mi ha certamente fatto capire che il percorso che devo intraprendere è ancora lungo e tortuoso e probabilmente non finirà mai.

Forse ho lasciato parte di me stesso davanti a quella Grotta, forse la Grotta è dentro di me.

L’attrazione, la nostalgia, il richiamo verso quel luogo toccato da Dio è forte.

Spesso faccio fatica ad accettare certi comportamenti delle persone che mi circondano, fatico a comprendere chi si offre  per svolgere un servizio e poi non se ne  interessa o non ci mette l’anima, fatico a capire chi si occupa solo del tuo orticello senza guardarsi intorno e senza avere rispetto per quello che fanno gli altri.

Tornato da Lourdes queste mie perplessità sono aumentate e sto mettendo in discussione tutto ciò che faccio ed il modo in cui lo faccio.

Nei momenti di sconforto penso alle persone che ho conosciuto all’UNITALSI di Cuneo e da cui tanto ho imparato. Volontari che mettono l’anima nell’associazione e che  con la loro vita testimoniano  il loro essere cristiani.

Penso a quel ragazzo in barella che esprimeva la sua gioia con l’unica parte del corpo che poteva ancora muovere :gli occhi.

Penso alle diecimila candele sull’Esplanade, penso ai diecimila cuori rivolti al Signore, penso alle diecimila voci che invocavano Nostra Signora di Lourdes.

La mia anima si riempie di speranza.

 

Gianfranco Miroglio

 

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